L'importanza dell'evento viene sottolineata dalla presenza del presidente dell'INAF, Nichi D'Amico, che esplicitamente afferma come la serata organizzata dal Museo della Scienza e della Tecnica "Leonardo da Vinci" con l'esposizione del telescopio di Schiaparelli assume un'importanza nazionale grazie al ruolo che il telescopio ha avuto non solo nella storia dell'astronomia, ma anche nella storia dell'Italia stessa.
In effetti la richiesta di finanziamenti per la costruzione del telescopio da parte di Schiaparelli arrivava in un momento economicamente difficile: siamo nel 1878 e nella discussione in parlamento del 10 giugno di quell'anno Quintino Sella, amico di Schiaparelli, interviene per difendere la richiesta dell'astronomo:
Certo le nostre condizioni economiche sono gravi. Ma per risolvere le difficoltà economiche che cosa conviene fare? Per stimolare l'attività economica di un paese, puossi egli prendere l'uomo da un lato solo? Si raggiunge più presto l'intento stimolando un'operosità soltanto, o stimolando in genere l'operosità tutta dell'uomo? L'uomo è un essere unilaterale, o è un essere complessivo che vuole essere considerato in tutte le facoltà sue?Come ricordato da Gianpiero Tagliaferri, direttore dell'Osservatorio Astronomico di Brera, ci vorrebbero ancora oggi delle visioni politiche di tal genere (aggiungerei che ci vorrebbero anche tra molti, tra vip e gente comune, che spesso di permettono di commentare senza pensare!). Ad ogni buon conto è proprio Tagliaferri a riassumere le tappe fondamentali per la storia del telescopio: commissionato a Merz per l'ottica e Repsold per la parte meccanica, arrivò all'Osservatorio di Brera nel 1882 e iniziò a funzionare nel 1886. Proprio utilizzando questo strumento, Schiaparelli realizzò la prima vera cartografia della superficie di Marte e fu il suo lavoro (come la mappa del 1890, pubblicata sugli Atti dell'Accademia dei Lincei, serie 5.a, vol. 8) che di fatto diede origine alla letteratura marziana, il tutto a causa di una traduzione non precisa degli scritti dell'astronomo italiano. Schiaparelli, infatti, a causa di un errore ottico, vide la presenza sulla superficie del pianeta di alcuni grandi canali, che nella traduzione inglese divennero channel, che è la parola che indica i canali artificiali. Ciò bastò a molti astronomi, primo fra tutti lo statunitense Percival Lowell, di sfociare un po' nella fantascienza immaginando il pianeta rosso popolato dai marziani!
Ovviamente, mentre la discussione procedeva su termini e modi scientifici, gli scrittori iniziarono a stimolare la loro fantasia, come nel caso della famosa Guerra dei mondi di Herbert George Wells.
Torniamo al telescopio: con l'aumentare dell'inquinamento luminoso, nel 1936 si decise di spostarlo nella nuova sede dell'Osservatorio, a Merate, dove rimase in funzione fino agli ani Sessanta del XX secolo, per poi ritrovarsi smontato in uno scantinato. A recuperarlo dalla pessima condizione in cui si era venuto a trovare ci ha pensato l'Associazione ARASS (Associazione per il restauro degli antichi strumenti scientifici) che iniziò i lavori un po' prima dell'effettiva approvazione dei fondi destinati allo scopo. Il restauro, iniziato nel 2010, si è concluso nel 2014: i restauratori non solo sono riusciti a rimettere a nuovo i pezzi rimasti, ma hanno anche ricostruito i pezzi mancanti (come le viti) o profondamente lesionati, permettendo così alla meccanica del telescopio di essere nuovamente funzionante.
Il racconto del presente e del futuro, invece, viene lasciato allo stesso D'Amico e a Roberto Tamai dell'ESO (European Southern Observatory) che ha parlato dell'Extremely Large Observatory e a John Brucato dell'Osservatorio di Arcetri, che ha discusso di astrobiologia e di esopianeti, ma anche della missione ExoMars che nel 2020 dovrebbe portare sulla superficie di Marte un robot che compirà esperimenti con l'obiettivo della ricerca della vita sul nostro vicino planetario.
Nel complesso dalla conferenza, moderata dal giornalista Giovanni Caprara, è emersa un'atmosfera interessante e appassionante, proiettata verso il futuro della ricerca, con gli esperimenti che cercheranno di osservare direttamente i pianeti extrasolari (e non solo indirettamente come avviene con il metodo del transito), e con le attività di divulgazione e didattica, che risultano strategiche per l'ente per appassionare soprattuto i più giovani, come ricordato da D'Amico nel suo intervento.
Una bella serata, degna dello strumento che si è esposto e degli scienziati che lo hanno utilizzato.
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