Network Bar

giovedì 12 agosto 2010

La battaglia delle Termopili

E finalmente arriviamo alla famosa battaglia delle Termopili, ispirazione per questa serie di post oltre che evento storico tramandato dagli storici come fondamentale non solo per la seconda guerra contro i persiani, ma anche per il destino del mondo occidentale tutto. Molti storici e molti autori (buon ultimo Frank Miller nel fumetto, e poi nel film 300) attribuiscono agli spartani la consapevolezza di stare difendendo la libertà, la democrazia e i valori dell'Occidente contro l'Oriente: la verità è, probabilmente, molto più prosaica di questa. Stavano semplicemente cercando di sopravvivere e di non soccombere di fronte a un pesce più grande. O per essere ancora più cinici, stavano semplicemente cercando di difendere i propri affari, la propria economia e più in generale i propri valori.
Torniamo, però alla battaglia: si diceva che, nonostante la sconfitta dell'esercito spartano nella gola delle Termopili, è questa la battaglia e l'atto eroico che viene esaltato, al punto che Erodoto deve tramandare un tradimento ai danni di Leonida e dei suoi per giustificarne la sconfitta, un tradimento che ha guidato parte dell'esercito persiano lungo un viottolo che sbucava alle spalle dell'esercito difensore. Senza questo tradimento, suggrisce Erodoto, gli spartani non sarebbero stati sconfitti. Difficile a credersi, viste anche le proporzioni tra i due eserciti e nonostante la migliore posizione geografica degli spartani: da una parte 300 tra gli spartani più esperti ed anziani (perché i giovani dovevano restare a far da seme a casa, scrive Montanelli), più alcune migliaia di soldati provenienti da altre città greche, arrivando a un totale tra i 6000 e i 7000. L'esercito persiano, invece, veniva stimato dalle 250000 unità in su: proporzioni che, se vere, non lasciavano in ogni caso scampo all'esercito di Leonida e soci, indipendentemente dal tradimento.
Il sacrificio di questo contingente militare, però, si dice fu utile alle altre città per potersi organizzare e respingere l'arrivo di Serse: in realtà, a parte Atene e la solita Platea, le altre città erano impegnate nei giochi olimpici, quindi non si poteva assolutamente guerreggiare, nemmeno con un nemico esterno. E non pensiate che sia amore per la pace, ma è semplicemente passione sportiva, di quella che le risse te le fa portare dal campo di battaglia agli spiazzi intorno allo stadio. E' evidente, a questo punto, come ci fosse una divisione dei compiti tra le due rivali (per l'occasione più o meno alleate): a Sparta le operazioni di terra, ad Atene quelle di mare.
La sfida terrestre venne vinta dai persiani, nonostante l'ottima posizione geografica scelta da Leonida per dare scacco all'esercito invasore: in fondo la scelta di un contingente piccolo si rivelò controproducente. Immagino, però, a questo punto che direte: c'erano i giochi politici, le corruzioni, che impedirono a Leonida di portare un esercito più grosso. Niente di più sbagliato: la società spartana, per sua stessa costruzione, era impenetrabile alla corruzione politica. Licurgo, il fondatore dorico della città, posta su una altura inespugnabile, pose a comando di Sparta ben due re, ognuno intento a controllare l'altro. La società poi era estremamente militarizzata: l'unica occupazione di ogni spartano era l'attività militare. Nel caso di Sparta, infatti, soldati è sinonimo di spartani. Certamente molte le storture e gli eccessi di una società che bandiva il lusso e le ricchezze, che proponeva una vita frugale e che metteva a morte i suoi stessi figli se storpi o malati. Di buono c'era la condizione della donna: non solo era rispettata e aveva maggiore libertà di movimento rispetto alle altre città greche, ma poteva anche tradire il marito per un uomo più alto e forte. Per cui con una scelta diversa probabilmente la storia sarebbe cambiata in favore di Sparta.
In questo modo, alla fin fine, il peso maggiore della guerra ricadde, come al solito su Atene: Temistocle, infatti, saputo della sconfitta di Leonida, nonostante le prime vittorie per mare, decise di svuotare la città e portare gli ateniesi in quel di Salamina, dove solo qualche giorno dopo si sarebbe svolta la battaglia decisiva. I persiani, nel frattempo, marciarono, assediarono ed entrarono in una città vuota. E ovviamente festeggiarono.
Diciamo che almeno si divertirono prima della disfatta, una disfatta che porta la firma di Temistocle. E' lui, dunque, l'eroe della vittoria greca su Serse, ma non venne celebrato quanto Leonida a causa di come, questa vittoria, la ottenne. E il come è importante soprattutto per il suo destino in Atene.
Andiamo, però, con ordine. La flotta persiana si stava avvicinando a Salamina. La battaglia decisiva era sempre più vicina. A quel punto gli altri ammiragli della flotta ateniese decisero di fuggire lontano. Temistocle, che invece voleva restare e combattere, mandò una spia di fiducia da Serse per comunicargli i piani di fuga dei compatrioti. Il re persiano decise allora di tagliare ogni via di fuga alla flotta ateniese, che così fu costretta a combattere e a vincere contro uno dei più grandi eserciti del mondo antico. Con Serse in fuga, Temistocle mandò la solita spia di fiducia per comunicargli che aveva convinto gli altri ammiragli a non inseguirlo, e così fu stabilita una tregua che durò circa un anno.
Poi, come spesso succede in situazioni di equilibrio precario, la guerra ebbe un anno più tardi una scaramuccia conclusiva, che vide la sua naturale fine nella battaglia che si svolse sulla piana di Platea: qui da un lato si schierò l'esercito persiano guidato da Mardonio, forte di 260000 soldati, dall'altro l'esercito greco, guidato dal re spartano Pausania, forte di 100000 soldati. Ancora una volta, sfruttando la proverbiale forza d'urto di uno degli eserciti più temuti dell'antica Grecia, gli spartani ebbero ragione del nemico: fa pensare come su una pianura, con libertà di movimento e due eserciti confrontabili, gli spartani, a capo della coalizione terrestre, siano riusciti a respingere l'esercito persiano.
Serse ci riprovò anche per mare, ma come l'anno prima a Salamina, ancora una volta gli ateniesi gli riservarono una sonora sconfitta al largo di Micale.
La guerra così finiva, qualunque contatto futuro con i persiani sarebbe stato rimandato ormai a qualche decennio nel futuro, sempre a favore dei greci, e quindi veniva il tempo di ricordare i caduti, Leonida e i suoi 300 su tutti, e i suoi eroi, Temistocle in testa. Purtroppo per quest'ultimo si scoprì che non solo durante la guerra, ma anche durante il breve periodo di pace, egli, insieme con Pausania, aveva intrattenuto stretti contatti con Serse: mentre Pausania non ebbe il tempo di fuggire, ucciso seduta stante dai suoi amabili concittadini, Temistocle si diede alla macchia. Così, nonostante l'importanza avuta nella sopravvivenza di Atene e della Grecia tutta, si preferì ricordare uno degli sconfitti greci di questa guerra e no l'artefice della vittoria: certo è meglio esaltare un perdente onesto piuttosto che un vincente traditore. O forse, più semplicemente, nel momento in cui i traffici spionistici dello stratega Temistocle non erano più necessari, una verità nota a molti venne diffusa per giustificare la cacciata di Temistocle e non doverlo pagare per le vittorie: gli ateniesi, si sa, erano piuttosto tirchi.
In ogni caso resta il fatto che Sparta, oggi praticamente inesistente, sconfitta dal piccolo esercito di Epaminonda grazie al prezioso contributo dei fanti omosessuali, una parte del suo esercito che guidava personalmente, viene ricordata con una statua e con una lapide sulla cui base sta scritto Vieni a prenderle, risposta spartana riferita alle armi che Serse aveva intimato loro di deporre.

Nessun commento:

Posta un commento