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sabato 7 agosto 2010

I grilli atomici

Inizia con Topolino e Pippo che vendono un prodotto per bolle di sapone la storia I grilli atomici di Guido Martina e Angelo Bioletto.
Serializzata sui numeri di Topolino libretto che vanno dal 13 dell'aprile 1950 al 16 del luglio dello stesso anno, segue L'inferno di Topolino, degli stessi autori, ma a differenza di questa, che è una parodia dell'omonimo primo libro della Divina Commedia di Dante Alighieri, si concentra sulla scienza, almeno così come è concepita dal Professore, come è soprannominato il tuttologo e tuttofare Guido Martina.
In effetti sia il testo di Martina sia l'ambientazione utilizzata da Bioletto si rifanno più alle storie ingenue e leggere degli esordi che non a quelle più mature dello stesso periodo, quelle di Bill Walsh e Floyd Gottfredson, che comunque restano ricche di quell'elemento fantastico che è sempre e comunque un buon veicolo per la divulgazione. Visto l'inizio, comunque, avrei potuto parlare delle bolle di sapone, quelle che Pippo rinforza con il cemento per farle durare di più, ottenendo le belle sfere che vedete nell'immagine di apertura, ma causando poi i primi guai dell'avventura. Però delle bolle ne ha già parlato, e anche bene, Emanuela giusto un paio di settimane fa (giorno più, giorno meno). E allora la seconda opzione, la sonoluminescenza, che con le bolle ha pure un collegamento, senza contare che la versione originale dell'articolo è stata scritta dal sottoscritto come appendice a un compitino assegnatomi nel dottorato: questa però è un'altra storia e magari la approfondiamo in altra occasione. E così restano i grilli atomici, quelli del titolo, che vengono ingigantiti all'interno del laboratorio dei Sette Nani, che ricorda più un laboratorio alchemico o chimico piuttosto che uno fisico.
Al primo ingresso nel loro laboratorio troviamo Brontolo e un insolitamente attento Pisolo intenti a osservare, contare e nominare gli atomi! Esatto, avete letto bene! Brontolo e compagni non solo contano gli atomi, ma li nominano pure (evidentemente hanno scovato il diavoletto di Maxwell, da qualche parte nelle viscere della loro miniera!): ci sono Beppe e Lucrezio, che poi in realtà è nome già dato a un atomo precedente, e pure un atomo dalla forma strana, che poi si rivelerà Pippo miniaturizzato dal macchinario dei Nani. Gli atomi di Bioletto sono sferette energetiche con molte mani intorno collegate al centro non da braccia ma da fulmini, e questa visualizzazione, in effetti, mi sembra molto più corretta di quella a sistema planetario che spesso si propone.
La storia della struttura dell'atomo è lunga, e inizia da Democrito, o meglio da John Dalton, che nel 1808 ha provato a sistemare in termini scientifici le idee del filosofo e naturalista greco.
Come scritto su it.wiki, la teoria di Dalton si fondava su cinque punti fondamentali:
  • la materia è formata da piccolissime particelle elementari chiamate atomi, che sono indivisibili e indistruttibili;
  • gli atomi di uno stesso elemento sono tutti uguali tra loro;
  • gli atomi di elementi diversi si combinano tra loro (attraverso reazioni chimiche) in rapporti di numeri interi e generalmente piccoli, dando così origine a composti;
  • gli atomi non possono essere né creati né distrutti;
  • gli atomi di un elemento non possono essere convertiti in atomi di altri elementi.
Come potete leggere, ci sono alcune idee corrette e altre errate. Facciamo, però, un salto di un secolo e andiamo al 1902 con Joseph John Thomson, il primo a proporre un modello atomico nel senso della fisica: egli supponeva che l'atomo fosse costituito come una sorta di panettone, con una sfera caricata postitivamente al cui interno erano sparpagliati, come l'uva passa, gli elettroni(1) di carica negativa con una distribuzione tale da rendere l'oggetto nel suo complesso neutro.
Pochi anni più tardi, però, nel 1911, Ernest Rutherford mise a punto e condusse un importante esperimento, in cui inviò un fascio di particelle alfa contro nuclei di oro. La sezione d'urto osservata, ovvero la superficie sulla quale si sparpagliarono le particelle risultanti dall'urto, era troppo grande per essere compatibile con l'ipotesi di Thomson, ma era compatibile con quella di Rutherford, ovvero che l'atomo fosse costituito da un nucleo positivo e da una serie di elettroni che ruotavano intorno al nucleo stesso a una grande distanza (rispetto a quelle nucleari, ovviamente).
Questo, però, non è certo l'ultimo passo: nel 1913, infatti, Niels Bohr raffinò e non di poco il modello di Rutherford. Accettata la struttura planetaria dell'atomo, Bohr suggerì che gli elettroni, nel loro moto di rotazione, non potevano occupare orbite a loro piacimento, ma porsi a distanze ben precise dal nucleo: siamo agli albori della meccanica quantistica, che avrebbe raffinato ulteriormente questa concezione (che per larga parte resiste ancora oggi) grazie a Erwin Schroedinger e alla sua sua famosa equazione.
L'atomo, ora, era inteso come un nucleo postivo costituito da protoni e neutroni, con una nuovola di elettroni che gli si muoveva intorno, quindi non su un orbitale ma in una sorta di calotta sferica.
E infine arrivano i quark: era il 1963 quando Murray Gell-Mann e George Zweig proponevano il modello a partoni anche per i barioni. Confermato nel 1989 da Nicola Cabibbo, descrive protoni e neutroni come costituiti da ulteriori più piccole particelle, i quark, che si trovano così fortemente legate una con l'altra dai gluoni da non poter essere rilevate direttamente, cioé allo stato libero. All'interno del nucleo, poi, esiste il così detto mare di quark-gluoni, una sorta di cloaca ribollente di particelle elementari (ovvero quark e gluoni) che vengono continuamente create e distrutte all'interno di tutti i nuclei che costituiscono la materia. E' quindi corretto immaginare l'atomo come un ribollio di energia, proprio come ha fattio Bioletto, che ha sostituito gli elettroni con una sorta di piedi che si possono muovere come vogliono nello spazio, vincolati, però, dalla lunghezza delle loro gambe: una dimostrazione di rigore scientifico, forse casuale, da parte di uno dei più importanti disney italiani.
Giusto, però, per non dimenticarsi che siamo in un fumetto disneyano, vediamoli questi grilli atomici in azione, ingigantiti dal macchinario dei Nani, scorrazzare per le strade di una non meglio identificata città disneyana dove Paperino prende il comando delle forze di protezione contri i mostri invasori!
Consiglio di lettura: sull'ultimo numero di Topolino, il #2854, c'è una breve storia di 5 paginette, intitolata Dove cadono le stelle cadenti? con protagonisti Paperoga e la mitica Margherita Hack: se vi capita di passare dall'edicola, magari fateci un pensierino!
(1) Era stato proprio Thomson a scoprire l'elettrone nel 1897.

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