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martedì 10 agosto 2010

Una dittatura democratica

Per comprendere meglio la sfida tra greci e persiani che sta alla base della famosa battaglia delle Termopili, avvenuta nell'agosto del 480 a.C., è necessario andare un po' indietro nel tempo, a molto prima della prima battaglia. In particolare all'era di Pisistrato.
I primi passi della democrazia
Solone aveva da poco introdotto in Atene la democrazia, la cui struttura era poi destinata a diffondersi quasi in tutta la Grecia (tra le escluse, ovviamente Sparta, che aveva un'organizzazione tutta sua). I partiti, se così possiamo definirli, presenti a quel tempo erano tre, così suddivisi in Storia dei greci di Indro Montanelli: la Pianura, ovvero gli aristocratici, i latifondisti, i ricchi proprietari terrieri; la Costa, ovvero media e grande borghesia, commercianti, armatori; la Montagna, ovvero contadini e lavoratori urbani, qualcosa di più dell'attuale proletariato, visto che non tutti gli appartenenti alle fasce basse della popolazione ateniese erano cittadini della polis. Anzi erano generalmente la minoranza della popolazione urbana ad avere il diritto di partecipare alla democrazia, anche se era probabilmente più democratica di quella che abbiamo oggi.
Comunque un giorno Pisistrato si presentò alla popolazione ferito chiedendo una scorta armata a causa di un presunto attentato. Solone, comprendendo i pericoli di tale richiesta, si oppose, forte della legge cittadina che impediva la formazione di una qualunque forza di polizia o militare stabile, ma nulla poté e così, alla fine, commentò l'esito della vicenda, più o meno, in questi termini:
Siete sempre i soliti: ognuno di voi, individualmente, agisce con la furberia di una volpe. Ma collettivamente siete un branco d'oche.
Probabilmente questa frase dovremmo tenerla bene a mente, la prossima volta che commenteremo i risulati elettorali...
Dall'alto della Montagna
Tornando a Pisistrato, egli era un aristocratico apparentemente atipico: appoggiava le istanze della Montagna e per questo non era proprio ben visto dai suoi colleghi di parte, che però all'inizio gli tributarono quel credito necessario per capeggiare la rivolta, sperando che con la destituzione della democrazia avrebbero anche riottenuto i loro completi privilegi. D'altra parte, come scrisse Montanelli, Pisistrato
(...) aveva capito che la democrazia, una volta instaurata, è irreversibile e va sempre a sinistra.
E forse è per questo che in questi ultimi anni in Italia i maggiori attacchi alla democrazia vengono da destra, visto che a sinistra non hanno assimilato questa semplice idea.
Comunque, per farla breve, grazie alla solita demagogia che tanto piace agli elettori, riesce a prendere il potere e, dopo varie vicissitudini (cacciato almeno due volte), dopo il suo ultimo rientro instaura una dittatura, per il bene della democrazia, si intende, e resta al potere per 19 anni.
Ovviamente, pensando al tiranno in termini moderni, Pisistrato ci stupirebbe. D'altra parte ha stupito anche i suoi stessi concittadini, decidendo, ad esempio, di non mandare nessuno dei suoi avversari a morte. In effetti rinforzò la democrazia mantenendo le libere elezioni per il rinnovo di Senato e Assemblea, si sottopose sempre al vaglio delle due camere ateniesi, portò avanti una vasta riforma agraria che distrusse completamente le ultime sacche feudali ancora presenti nei dintorni di Atene, grazie a una serie di opere pubbliche riuscì ad assorbire la disoccupazione urbana, iniziando anche lo sviluppo dell'economia marina della città, con gran piacere degli armatori ateniesi. Alla sua morte gli succedette il figlio Ippia, visto che l'altro, Ipparco, era più interessato all'amore e alla poesia.

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