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martedì 26 aprile 2016

Chernobyl: 30 anni dal disastro


Dalla copertina del libro Life Exposed: Biological Citizens after Chernobyl di Adriana Petryna
A 30 anni esatti dal disastro di Chernobyl, Silvia Kuna Ballero su Scientificast racconta della particolare "riserva naturale" che in questi decenni si è andata a creare nelle zone del disastro. L'incidente avvenne a seguito di una esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare locale, disperdendo nell'atmosfera una grande quantità di isotopi radioattivi e generando una nube radioattiva che raggiunse vari paesi europei, tra cui anche l'Italia, e persino la costa orientale del Nord America.
Gli effetti sull'ambiente sono stati devastanti con l'evidenza di una serie di mutazioni presenti con un tasso superiore alla media sua per quel che riguarda flora e fauna (che, come emerge dal post di Silvia si sta riprendendo in maniera ottima), sia per quel che riguarda gli esseri umani. A tal proposito ho scovato un paio di articoli di Yuri Dubrova et al., uno del 1996 (Human minisatellite mutation rate after the Chernobyl accident - pdf) e l'altro del 2002 (Elevated Minisatellite Mutation Rate in the Post-Chernobyl Families from Ukraine) che confermano un raddoppio delle mutazioni nella popolazione limitrofa alla centrale.
Nonostante questi dati, però, c'è gente che continua a vivere nella hot zone. Una testimonianza di queste persone che non hanno alcuna voglia di abbandonare la loro casa la potete trovare sul pluripremiato documentario del 2015 The Babushkas of Chernobyl, realizzato da Holly Morris e Anne Bogart (qui sotto il trailer, via nrdc.org):