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Titolo: Il medioevo e il fantastico
Autore: J.R.R. Tolkien
Edizione: Bompiani
Fantasy classico, è costituito da tre romanzi che sono il corpus centrale e più noto di tutta la produzione tolkeniana, ma non la sua opera migliore, come vedremo fra un po'.
Ciò che però lega l'opera di Tolkien alla ricerca è l'origine della Terra di Mezzo: professore di letteratura inglese a Oxford, Tolkien è stato un grande studioso della letteratura inglese medioevale, in particolare del ciclo di Parsifal, quello in cui viene raccontato come il cavaliere riesce a recuperare il Santo Graal. Per certi versi Il Signore degli Anelli può essere accostato al ciclo arturiano, con Gandalf versione moderna di Merlino e Frodo un improvvisato Artù. Eppure la ricerca di Tolkien non si limita solo a questo.
La ricerca scientifica è anche in grado di creare qualcosa di nuovo, e nel caso di Tolkien lo scrittore britannico ci ha lasciato addirittura un linguaggio creato ex-novo, e solo dopo la sua creazione ha avuto l'idea di creare un mondo nel quale questo nuovo linguaggio potesse essere "vivo": sto parlando del Qenya, l'elfico. Da questa creazione nascono I racconti perduti e I racconti ritrovati, poi ordinati ne Il Silmarillion dal figlio Cristopher. E proprio la ricerca di una lingua che potesse catturare la tradizione britannica, ma essere anche nuova e unica, che potesse accomunare un gruppo più o meno ristretto di persone, rende Il Silmarillion l'opera migliore di Tolkien e ci dimostra come anche un'inutile ricerca come quella in campo letterario può regalarci un risultato di successo mondiale.
Buone letture, fantasy e scientifiche a tutti!
P.S.: Mi scuso per questo post poco ortodosso, ma dovrete abituarvi a piccole derive in ambiti apparentemente poco scientifici!
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