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venerdì 13 marzo 2009

Flatlandia


Titolo: Flatlandia
Autore: Edwin Abbott
Edizione: Adelphi
Uno dei più grandi sceneggiatori di fumetti viventi, Alan Moore, non solo è anche uno dei non-tecnici che meglio sembra aver compreso la meccanica quantistica, ma ha anche una concezione abbastanza interessante del quadrispazio. Moore, infatti, ritiene che:
1) Esista una sorta di Ideaspazio, all'interno della quale si trovino tutte le idee e i pensieri degli esseri umani: gli scrittori, o comunque tutti coloro che fanno dell'attività cerebrale un lavoro, traggono le loro idee da questo calderone comune;
2) Esisteno esseri viventi nelle dimensioni superiori e, nella loro visione, la nostra vita è simile a una sorta di lungo spaghetto all'interno del quale ci muoviamo con una relativa arbitrarietà. Alcune di queste entità sono entrate nel passato in contatto con il nostro mondo e sono state scambiate per esseri mistici, talora maligni, talora benefici.
In Flatlandia il reverendo Edwin Abbott, insegnante e scrittore, soprattutto di saggi e trattati divulgativi, descrive il contatto tra un essere di due dimensioni, un Quadrato, e uno di tre dimensioni, una Sfera: quest'ultimo viene scambiato dal protagonista del romanzo per un cerchio perfetto e solo quando viene trasportato nel mondo a tre dimensioni si rende conto della forma reale del suo idealizzato interlocutore.
A un'attenta lettura, comunque, Flatlandia di Abbott è molto vicina alle opere di Moore (non a caso i due autori sono britannici): le chiavi di lettura di questo romanzo fantastico sono molte e tutte decisamente interessanti. Innanzitutto il racconto in se, una sorta di favola ambientata in un mondo in due dimensioni, dove la visione è fatta di singoli punti e linee. Poi l'idea di proporre al lettore, sotto forma di opera letteraria, un trattato sulla geometria. Infine l'invito alla modestia che permea tutto il romanzo, tanto che questo stesso invito si trova nella dedica iniziale:
Nella speranza che, come egli fu iniziato ai misteri delle TRE dimensioni avendone sino allora conosciute SOLTANTO DUE così anche i cittadini di Quella Regione Celeste possano aspirare sempre più in alto ai segreti delle QUATTRO CINQUE o ADDIRITTURA SEI dimensioni in tal modo contribuendo all'arricchimento dell'IMMAGINAZIONE e al possibile sviluppo della MODESTIA, qualità rarissima ed eccellente fra le razze superiori dell'UMANITA' SOLIDA
(trad.Masolino d'Amico)
Tutti questi elementi combinati fanno di Flatlandia un romanzo perfetto non solo per l'infanzia, ma per tutte le età in generale.
Abbott, come detto, propone un trattato di geometria mascherato da romanzo, un po' come fece in A noi vivi Robert Heinlein: in questo romanzo fantascientifico, ritrovato dalla moglie tra le sue carte decenni dopo la sua morte, lo scrittore statunitense propone un vero e proprio trattato socio-politico che sembra mettere in guardia il lettore contro i pericoli del sistema economico e sociale in voga a quel tempo (e che, guarda un po', è anche il sistema economico che è oggi in crisi!). Gli intenti di Abbott, però, sono al tempo stesso più umili e più importanti al tempo stesso: più umili perché nella prima parte l'autore si dilunga nella descrizione di Flatlandia, della sua struttura sociale, delle sue leggi, della geometria planare su cui si basa questo mondo e delle leggi dell'evoluzione su cui si basa la discendenza e il passaggio di classe. Avete capito bene, comunque: al di là delle polemiche, più o meno reali, un uomo di Chiesa fa sua l'evoluzione darwiniana e la utilizza per descrivere un mondo fittizio in due dimensioni!
Questo accettare una teoria per molti anni invisa anche alla Chiesa cattolica è uno dei tanti messaggi di umiltà che Abbott manda i suoi lettori: la seconda parte, infatti, narra dell'incontro tra il Quadrato-narratore e la Sfera di Spacelandia, che entra in Flatlandia per parlare con un Quadrato di grande intelligenza e fargli conoscere un mondo con una dimensione superiore, dopo che nella notte, in sogno, egli aveva già visitato il mondo a una dimensione di Linelandia.
Tra i due viaggiatori tra le dimensioni, è il Quadrato il primo ad imparare l'umiltà che la ricerca scientifica richiede: segno distintivo di ciò è la sua richiesta di conoscere i mondi superiori, quelli a 4, 5 e più dimensioni. Il suo maestro, la Sfera, solo dopo qualche ora, impara la lezione dal suo allievo, che così è pronto per iniziare a diffondere quello che il Quadrato chiama Vangelo della 3.a Dimensione. Ed ecco l'ultimo messaggio di Abbott: probabilmente ispirandosi alle incomprensioni tra fede e religione dei secoli passati, l'autore fa scontrare il Quadrato-narratore contro la sua società e le sue radicate convinzioni: i suoi conterranei, infatti, non solo non riescono a concepire un mondo con una dimensione superiore, ma neanche provano a comprendere la posizione del Quadrato, che così finisce in prigione, esiliato dal suo mondo e con unico conforto la compagnia delle guardie e le visite saltuarie del fratello, anch'egli imprigionato perché testimone scomodo di un evento inspiegabile.

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