Oggi la sessione è particolare, dedicata interamente a Comunicare la scienza. La prima parte della sessione mattutina, dalle 8:45 alle 10:15 è un dibattito on line via EVO animato da: Catalina Curceanu (INFN-LNF), Hiromi Yokoyama (Università di Tokyo), Rosalia Vargas (Ciencia Viva - Portogallo), Elizabeth Simmons (Michigan State University), Olaf Hartman (Stefan Meyer Institut).
10:35 - Pietro Greco (Master Comunicazione della Fisica SISSA): Il giornalista scientifico e lo scienziato comunicatore
11:15 - Roberto Battiston (Università di Perugia): Lo scienziato comunicatore e il giornalista scientifico
Update: Greco e Battiston realizzano l'intervento in comune. Parte Greco con un esame della figura di Galileo Galilei: il primo comunicatore della storia.
Altro punto di riferimento è Dante Alighieri: la Divina Commedia la si può considerare una sorta di trattato di divulgazione della scienza. Nel Convivio, poi, spiega perché l'uso della scienza: secondo lui la scienza e la conoscenza rendono felici gli esseri umani. E' una sorta di pane che si spezza alla tavola degli angeli, dove non tutti potevano accedere sia per competenze sia per soldi. Chi può avvicinarsi e raccogliere le briciole da questa tavola, deve cercare di avvicinarsi e diffondere queste briciole per il progresso della società: il poeta allora, il comunicatore scientifico oggi, ha questo compito.
La parola passa a Battiston. Vuole proporre un esempio specifico, quello di Astri e Particelle, mostra organizzata in collaborazione tra INAF, INFN e IDIS.
La comunicazione nasce come esigenza dei singoli individui, ma ha bisogno di organizzazione.E si passa alla sfida lanciata da Astri e Particelle. Il progetto viene illustrato per passi.
(...)
Comunicazione scientifica ha senso se e solo se raggiunge i grandi numeri.
Il primo passo è una presentazione classica.
Secondo passo la mostra fisica: oltre ai visitatori della mostra si possono raggiungere le persone lontane attraverso una visita immersiva, raggiungibile attraverso il sito ufficiale della mostra.
Ripassa la parola a Greco. Il sistema dei media è in crisi. Sulla così detta crisi del giornalismo scientifico è invece indice di una evoluzione. Secondo Greco il giornalista scientifico deve avere delle competenze nuove rispetto alle precedenti competenze del vecchio giornalista della carta stampata. Nascono le newsroom, dove le notizie vengono metabolizzate e poi rilanciate non solo come articoli classici.
Battiston riesce a mostrare il video dei 300 ricercatori [di Astri e Particelle]: Ritorna la parola a Greco. Ricorda come la comunicazione e la divulgazione scientifica può essere portata avanti anche da soggetti che non sono di partenza competenti sull'argomento, che riprende la tesi espressa in Come si comunica la scienza? di Yurij Castelfranchi e Nico Pitrelli.
Ritorna Battiston che ci propone l'intervista doppia di Zichichi e Hack: mettendoli assieme ci si accorge che la scienza è molto umana, e si spinge l'ascoltatore a interrogarsi e alcune certezze sui punti comuni al di là delle divergenze su altri punti.
(Personalmente mi è piaciuta molto la Hack)
Sotto la spinta del pubblico, si parla della crisi del sistema di comunicazione dei media classici, con critiche pesanti alla Rai e a Voyager sulla possibilità di tagliare le affermazioni degli scienziati e le affermazioni assurde di politici e ministri. A questo problema Greco propone alcuni spunti provenienti dagli Stati Uniti, dove la ricerca ad esempio delle notizie scientifiche e dell'approfondimento scientifico vengono sempre più da internet. In ogni caso il mondo è sempre più complesso e i fruitori della scienza variano sempre più.
Battiston: condivide la rabbia rispetto alle affermazioni erronee, però lascia il tempo che trova, visto che siamo in una società di comunicazione di massa (ce ne accorgiamo ora?), quindi bisogna passare dal problema dei contenuti a quella delle forme.
Battiston ci mostra le statistiche del canale della mostra, con l'idea di far riflettere la platea.
Franco Fabbri lancia il problema del giornalismo scientifico. Secondo Greco il giornalismo scientifico non sta poi così male (esempio: Piero Angela). Sempre secondo Greco abbiamo una minore capacità di far emergere la notizia.
Siamo, però, in questa condizione perché siamo l'unico paese che continua a perseguire uno sviluppo economico che non è fondato sulla ricerca scientifica: soltanto un miracolo tiene in piedi iniziative come questa e quel minimo di giornalismo scientifico.L'etere non esiste e la forza è massa per accelerazione: così inizia l'intervento di Battiston, che non è d'accordo con Greco.
Questo perché anche sulla scienza si possono muovere milioni e miliardi di persone: a noi serve saper veicolare le informazioni, innanzitutto. La scienza può trascinare la gente, purché utilizziamo gli strumenti giusti.Secondo Battiston c'è stato un crollo del principio di autorità.
Una serie di interventi più o meno interessanti, che oscillano tra la preoccupazione, l'ottimismo verso il futuro, lo stimolo per fare buona comunicazione scientifica.
Marisa Michelini:
Quando un giovane capisce quello che stiamo dicendo, si coinvolge, si appassiona.Battute finali.
Battiston: trasformare cose invisibili in numeri si può fare, ma nel modo giusto, bisogna riuscire anche a stupire il pubblico. Non si deve trasformare i contenuti in un libro polveroso.
Greco: completamente d'accordo con la Michelini: bisogna alimentare lo spirito critico. Bisogna però utilizzare gli strumenti moderni per farlo.(1)
11:55 - Eloisa Cianci (Università di Bologna): Ricercatori Società e Pubblico
I comunicatori hanno un ruolo niente affatto neutro e strutturalmente attivo nella costruzione degli immaginari pubblici.12:20 - Simona Bortot (INFN): Dall'alfabetizzazione alla partecipazione – A tavola con lo scienziato
(1) Abbastanza interessante come le preoccupazioni espresse in questa conferenza siano le stesse dei giornalisti tradizionali. A queste preoccupazioni hanno risposto i blogger nel Wordcamp dello scorso anno: secondo Gaspar Torriero, ad esempio, la buona comunicazione non può fare altro che emergere nel tempo.
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