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sabato 24 luglio 2010

Il deserto del nulla

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Se Topolino contro Topolino è, a mio giudizio, una delle migliori, se non la migliore storia del dinamico duo Bill Walsh-Floyd Gottfredson, Il deserto del nulla è invece una delle più ricche di spunti scientifici e narrativi dello stesso periodo. D'altra parte si potrebbe dire che, se l'avesse letta, questa sarebbe stata la storia preferita di Alan Turing(1), come presto andremo a vedere.
Topolino e Pippo, di nuovo insieme per una lunga avventura, si dirigono nel deserto in cerca di uranio: grazie alla rivoluzione nucleare, anticipata dall'Uomo nuvola, l'uranio è diventato un metallo prezioso e quindi in molti in quel periodo si avventuravano nei luoghi più isolati e meno esplorati, dotati di contatore geyger, alla ricerca di uranio e qualunque altra cosa radioattiva attivasse lo strumento.
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Finiti nelle sabbie mobili seguendo il loro contatore impazzito, Topolino e Pippo vengono salvati da uno strano omino meccanico, Magneto (in originale Ohm-Eye). Secondo Alberto Becattini, esso viene dall'esclamazione Oh, my!, corrispondente al nostro Oh, cielo!, ma gioca anche con l'elettronica e la fisica: è infatti evidente il riferimento a Georg Ohm, titolare dell'omonima legge che lega caduta di potenziale (o voltaggio), resistenza e corrente elettrica: \[V = RI\] Si potrebbe quindi tradurre letteralmente il nome di Magneto come Occhio di Ohm, e infatti nella prima presentazione del piccolo robot ai nostri due eroi, alla domanda Sei una persona vera?, questi risponde:
Vera?... Zicuro... Vera! Vedere? Vero metallo! ... Vere Molle! Zenuini occhi radioattivi!
enfatizzando, così, l'occhio del nome originale.
Con Magneto, Walsh e Gottfredson sembrano condividere il sogno di Turing di una intelligenza artificiale in tutto e per tutto identica a quella umana, e anzi indipendente. Ancora ci sono delle imperfezioni: ogni ora Magneto deve ricaricarsi, e dopo ogni ricarica, purtroppo, perde la memoria. Questa caratteristica, però, si perderà nel corso della storia, forse per motivi narrativi (rendere più semplice la lettura e la scrittura dell'episodio) o forse per motivi non detti, ma abbastanza chiari al lettore: l'interazione di Magneto con il "blirio" (bleerium in originale), oggetto delle ricerche di Dynamina (Hoosat in originale) e del padre giunti da un pianeta lontano lontano sulla Terra per estrarlo dalle sue viscere e incapsularlo.
Con il blirio, idea non completamente nuova nemmeno nell'ambito scientifico, sembra che Walsh voglia criticare, in maniera soft, la scienza e l'idea di trovare forze e sostanze in grado di controllare la realtà. Il blirio, infatti, per usare le parole di Dynamina:
E' l'elemento base dell'universo! Diretto da una mente geniale, il blirio può fare di tutto!
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Il modo di rappresentare il blirio mi ha fatto pensare a quello che farà 50 anni più tardi Howard Porter sulle pagine de La pietra del tempo, lungo arco narrativo della JLA scritta da Grant Morrison dove a essere protagonista è una pietra filosofale particolare, che in realtà è la mappa dell'universo, il cui controllo diventa oggetto del contendere tra eroi e criminali. Il tutto sembra echeggiare dall'inquietante affermazione di Dynamina:
E se qualcuno controlla tutto il blirio esistente, controlla l'universo!
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Forse Frank Herbert si è ispirato proprio al blirio per il suo melange in Dune, il romanzo del 1965 iniziatore della saga centrata sul pianeta desertico. Il blirio ritornerà, più innocuo, come flubber in Un professore tra le nuvole, film del 1961 scritto proprio da Bill Walsh.
Tutte queste idee "scientifiche" sembrano riecheggiare molti concetti distinti: dal fantomatico etere che doveva permeare l'intero universo, unico modo per spiegare prima di James Maxwell e Albert Einstein alcune osservazioni; all'interazione fondamentale che dovrebbe riunire tutte le forze che reggono attualmente l'universo; senza dimenticare materia ed energia oscure, che attualizzano così il concetto scientifico di fondo del blirio.
Di per sé sono tutti concetti innocui, la cui conoscenza diventa necessaria per una migliore comprensione del nostro universo, però il blirio di Walsh e Gottfredson sembra anche un monito verso un uso responsabile delle scoperte scientifiche. Eppure c'è un pizzico di pessimismo nei confronti delle capacità critiche umane, se è Magneto, un robot, a gettare fuori bordo tutto il blirio raccolto dai suoi colleghi per conto della folle Dynamina.
E' la scena che, probabilmente, renderebbe orgoglioso Turing: un'intelligenza artificiale così complessa, in grado di fare la cosa giusta, impedire ad un unico essere vivente di controllare l'universo.
Da questo gesto seguirà un inseguimento spaziale in una scena che nel suo complesso ricorda un po' Guerre stellari (o qualunque altro romanzo o film di fantascienza classica a vostro piacere), un po' la Guida galattica, fino all'arrivo sulla Terra e all'impossibilità di atterrare a causa della guerra fredda. E così, con la critica finale alla pesante situazione politica internazionale (che in ogni caso 20 anni dopo era destinata ad allentarsi un po', guarda caso grazie proprio alla scienza), l'avventura di Topolino e Pippo si conclude in un raduno di cosmonautini, sfumando come al solito nell'inizio della storia successiva, quel Topolino contro Topolino da cui abbiamo iniziato l'odierno viaggio nelle strisce di Mickey Mouse.
(1) La storia è stata serializzata dal 3 ottobre 1952 al 28 febbraio 1953, mentre Turing è morto il 7 giugno 1954, quindi avrebbe anche potuto leggerla.

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