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mercoledì 20 gennaio 2010

Ritratti: Buzz Aldrin

Buzz Aldrin
Se Armstrong fu l'uomo che passò alla storia (il primo a posare piede sulla Luna, quello cui venne affidato il comando della missione e l'obbligo di dire una frase storica che celebrasse il momento), Edwin Eugene Aldrin, detto Buzz, nato il 20 gennaio del 1930 (80 anni fa), è invece il volto simpatico della missione Apollo 11, quella che atterrò sulla Luna nel caldo luglio del 1969. Lo si nota anche nelle foto ufficiali e in fondo è anche corretto così: Armstrong aveva un compito molto più gravoso.
Laureatosi nel 1951 in ingegneria meccanica all'accademia militare di West Point. Dopo la guerra di Corea entrò al MIT dove prese il dottorato in astronautica, per poi venire selezionato dalla Nasa nel 1963.
La sua prima missione fu Gemini 9A: il suo ottimo lavoro gli fece ottenere la riconferma per la Gemini 12, durante la quale compì anche dell'attività extraveicolare.
L'apoteosi, ovviamente, con Armstrong e Collins per la missione Apollo 11, quella del primo allunaggio, quello sul quale maggiormente si concentrano le polemiche dei complottisti. In effetti quando nel 2002 venne intervistato da Bart Sibrel proprio a proposito della sua missione, Aldrin piuttosto che rispondere, decise di colpire con un pugno al mento il noto regista complottista che lo aveva apostrofato con epiteti come bugiardo, codardo e via discorrendo.
Comunque anche Aldrin disse la sua riguardo la Luna:
Magnificent desolation.(1)
Frase sintetica e suggestiva, oserei dire.
La simpatia e la schiettezza di Aldrin, comunque, emerge anche dal fatto che, una volta lasciata la Nasa, decise sia di pubblicare una autobiografia, Return to Earth, dove raccontava anche della sua depressione post-Nasa, sia di continuare a divulgare la necessità dell'esplorazione spaziale.
Si diceva della fama di Buzz Aldrin negli Stati Uniti, una fama anche maggiore rispetto a quella del suo comandante Armstrong, tanto che il noto Buzz Lightyear deve nome e professione proprio ad Aldrin.
Tra l'altro il personaggio disneyano, che è stato anch'egli nello spazio, è protagonista di una serie di giochi didattici della Nasa, mentre il nostro Aldrin ha prodotto, nel 1992, Race into space, videogioco strategico a carattere spaziale.
Un piccolo episodio che direi curioso, ma che ha generato una lunga serie di discussioni tra i complottisti, è la frase che Aldrin disse riferendosi al rientro della missione lunare:
There was something out there, close enough to be observed, and what could it be?(2)
L'astronauta cercò sempre di contestualizzare la frase e di chiarirla, ma non gli venne data la possibilità e tutti la presero come una testimonianza diretta dell'esistenza degli UFO: cerchiamo di chiarire una volta per tutte che oggi Aldrin non ha mai affermato di aver visto astronavi aliene, ma solo un pannello staccatosi dalla navicella e che sul momento non aveva riconosciuto.
Se a tutto questo aggiungiamo anche la sua collaborazione con lo scrittore di fantascienza John Barnes, possiamo concludere che il mitico Buzz Aldrin è veramente un simbolo dei nostri tempi, proiettato sempre al futuro, come testimonia la frase con cui mi piace conludere questa breve carrellata sul secondo della Apollo 11:
Mars is there, waiting to be reached.(3)
E se lo dice Buzz, possiamo credergli!
(1) Magnifica desolazione, frase detta da Aldrin durante la sua passeggiata lunare.
(2) C'era qualcosa lì fuori, abbastanza vicino da essere osservato, e cosa poteva essere?
(3) Marte è lì, in attesa di essere raggiunto.

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