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martedì 24 agosto 2010

Che cos'è la vita?


Titolo: Che cos'è la vita?
Autore: Erwin Schrodinger
Edizione: Adelphi
Mentre Antonino Zichichi è impegnato a parlar male della teoria di Darwin (che ritiene di un livello inferiore anche rispetto alla teoria del Big Bang), sono molti i fisici che si interessano alla biologia, alla vita e all'evoluzione. Questo particolare filone di ricerca, che si posiziona tra le discipline di fisica, biologia e genetica vede come iniziatore un personaggio al di sopra di ogni sospetto, Premio Nobel per la fisica nel 1933 e scopritore di un'equazione che, come in moltissimi casi, porta il suo nome: Erwin Schrodinger. Suo degno erede su questa strada è un altro fisico, anch'egli Nobel, questa volta in medicina nel 1962, per una scoperta fatta nel 1953: stiamo parlando di Francis Crick e della scoperta della struttura a doppia elica del DNA insieme a James Watson e Maurice Wilkins(1).
Il libro di Schrodinger, Che cos'è la vita?, basato su una lezione tenuta sullo stesso argomento nel 1943 al Trinity di Dublino, fornisce quello che si potrebbe dire come il punto di partenza per la fisica dell'evoluzione e della vita, un libro che è stato di ispirazione per gli stessi Crick, Watson e Wilkins. Nel testo Scrodinger parte dalla fisica classica per addentrarsi via via sempre in maggiore profondità nell'argomento, utilizzando ben poche equazioni matematiche, ma con un discorso semplice, basato sulla statistica, sugli esempi e sui concetti di base della meccanica quantistica.

Erwin Schrodinger
Affrontando l'ereditarietà, la prima cosa che Schrodinger fa è rigettare come errate le conclusioni del fisico classico, passaggio essenziale per far emergere la natura quantistica nei meccanismi che il fisico vuole approfondire. La bellezza di questo capitolo, però, sta nella precisione e semplicità con cui un fisico è in grado di parlare di concetti come cromosomi, mitosi, meiosi che stanno alla base del meccanismo dell'ereditarietà. Tutto questo, con il supporto di immagini esplicative, è utile per l'introduzione ai geni e al capitolo successivo, quello dedicato alle mutazioni.
Le mutazioni sono, secondo Schrodinger, la base della teoria di Darwin e l'unico elemnto che va introdotto per aggiornare la sua teoria:
D'altra parte, a causa della loro ereditarietà, le mutazioni sono il terreno adatto su cui può lavorare la selezione naturale e produrre le specie nel modo descritto da Darwin, coll'eliminare gli inetti e lasciar sopravvivere i più adatti. Non si ha che da sostituire nella teoria di Darwin la parola mutazioni alle parole piccole variazioni accidentali (esattamente come nella teoria dei quanti, ai processi continui di cessione dell'energia, sostituisce i salti quantici). Per il resto, ben pochi cambiamenti è necessario apportare alla teoria di Darwin, che è, se io ho ben capito, il punto di vista accettato dalla maggior parte dei bilogi.
L'esame statistico ad esempio delle coltivazioni d'orzo sono il punto di partenza di un capitolo estremamente interessante, dove ad esempio viene ricordato come fondamentale il contributo alla teoria dato da Mendel, abate agostiniano.