Mi dispiace non essere riuscito a pubblicare questo breve resoconto prima, ma recupero volentieri il tempo perduto. Spero che gli attori-ricercatori possano perdonare questo ritardo.
Il divertente spettacolo scritto e interpretato da Marina Carpineti, Marco Giliberti, Nicola Ludwig e Stefano Sandrelli (tutti ricercatori) per la regia di Claudio Marconi alla fine risulta un modo bello, interessante e (come ho già scritto) divertente per divulgare la fisica.
Il filo rosso è ovviamente la luce che ci proviene dalle stelle: così, con la scusa di parlare di questa radiazione che giunge sulla Terra dallo spazio profondo, i tre ricercatori sul palco si divertono a esaminare tutti i fenomeni legati con la diffusione della luce.
Alle immagini spettacolari dell'universo si alternano esperimenti con specchi, vetri, luci laser, radiazioni infrarosse e ultraviolette, con le loro applicazioni in vari campi, come ad esempio le belle arti, dove l'applicazione delle radiazioni infrarosse è in grado di far scoprire i disegni preparatori dei pittori sotto le tele e di esaminare quindi l'evoluzione tecnica delle opere.
Divertenti poi le gag presentate dai fisici sul palco: ad esempio la povera Marina Carpineti che viene vessata dai suoi colleghi maschi e che le viene impedito di raccontare un aneddoto sul fisico e matematico Geoffrey Taylor(1); o Nicola Ludwig, che si da arie da esperto in ogni campo (anche se questa esperienza poi, effettivamente, la dimostra); o il simpaticissimo (per me che sono un teorico di formazione) Marco Giliberti che cerca in tutti i modi di raccontare i dettagli matematici delle teorie che andranno a raccontare con gli esperimenti. In effetti Giliberti sembra all'inizio particolarmente folle: tra l'altro quasi presentendo l'intervento inevitabilmente censorio dei colleghi, inizia a scrivere e spiegare equazioni a velocità inconsueta, quasi insostenibile.
In tutto questo aleggia poi la presenza di Stefano Sandrelli, che si è ritagliato il ruolo in un certo senso più ingrato: quello del barone, volgarmente detto, o comunque dell'accademico protagonista, a capo del gruppo, che può decidere del destino dei sottoposti con una semplice telefonata, più interessato alle apparizioni televisive che non ai suoi stessi colleghi. Il suo nome viene spesso richiamato con telefonate ai ricercatori sul palco, che lasciano a intendere un ritardo dovuto alle sue partecipazioni sul piccolo schermo. Quando poi finalmente arriva, pochi minuti di presenza, giusto il tempo di raccontare qualcosa su Galileo Galilei e sull'anno astronomico prima di andare nuovamente via, richiamato dall'ennesima telefonata televisiva.
In conclusione, uno spettacolo bello e intelligente, che unisce agli esperimenti divertenti fatti sul palco, delle spiegazioni semplici ma non banali, ma anche una serie di errori, che poi sono stati chiariti al pubblico. In fondo il messaggio di tutta l'operazione è chiaro: da una parte raccontare la fisica, o almeno alcuni aspetti della fisica, e dall'altra far capire al pubblico quanto una buona cultura scientifica almeno a livello basico sia necessaria per potersi avvicinare alle informazioni scientifiche e comprenderle appieno. Senza dimenticare, poi, la buona pratica della verifica delle affermazioni che ci vengono proposte.
(1) Taylor, semplicemente dalla foto, pubblicata su Life, dell'esplosione di uno dei trinity test, i test preliminari della bomba atomica effettuati nel Nuovo Messico, stimò la potenza dell'esplosione.
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mercoledì 17 febbraio 2010
La fisica a teatro: Luce dalle stelle
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