Passatemi la perifrasi del famoso romanzo di Edgar Wallace, La confraternita dei ranocchi, per introdurre un più misterioso e ancora ipotetico campo d'indagine nella fisica delle particelle elementari e degli acceleratori.
Partiamo dall'inizio: nel 2003 Justin Khoury e Amanda Weltman della Columbia University di New York hanno proposto una nuova ipotetica particella teorica come possibile spiegazione dell'energia oscura. La particella proposta è meglio nota come particella camaleonte, detta così poiché le sue proprietà cambiano in base alle condizioni locali dello spazio.
Lì dove la densità di materia è molto alta, l'interazione tra i camaleonti e il resto della materia è estremamente bassa e avviene a distanze molto brevi (quasi a contatto), mentre nello spazio intergalattico, dove la densità di materia è estremamente bassa, tali particelle hanno un'interazione estremamente forte con il resto della materia, anche a grande distanza. Questo vuol dire che i camaleonti potrebbero spingere l'universo, esercitando così una forza che tende ad espanderlo con moto accelerato: potrebbero cioè essere una delle componenti della materia oscura.
Oggi i ricercatori del Fermilab, persa la sfida con CERN e LHC nella ricerca del bosone di Higgs, utilizzando i laboratori dell'esperimento GammeV, originariamente costruito per cercare traccia degli assioni, altra particella ipotetica, hanno iniziato a costruire il primo esperimento dedicato alla ricerca di tracce dei camaleonti. Pur non garantendo un successo (immediato o meno che sia), in ogni caso potrebbero trovare un limite inferiore alla loro massa e questo può comunque considerarsi già un successo.
Ricordo, comunque, qualora ce ne fosse bisogno, che tali studi producono, per la sfida anche tecnologica che pongono di fronte ai fisici, della nuova tecnologia che potrà trovare nell'arco di qualche decennio applicazioni anche nelle nostre case o comunque nella vita quotidiana di ognuno di noi.
(da Chameleon particle blends into the background)
Stomachion
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sabato 7 marzo 2009
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