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martedì 1 settembre 2009

L'uomo che sapeva troppo


Titolo: L'uomo che sapeva troppo
Autore: David Leavitt
Edizione: La biblioteca de Le Scienze
Giusto settanta anni fa la Germania invadeva la Polonia, dando così inizio alla Seconda Guerra Mondiale. Un ruolo particolare lo rivestiranno, sia da una parte sia dall'altra, proprio gli scienziati, e i migliori talenti dell'epoca verranno impiegati in molti campi, soprattutto nella scienza applicata. Ingegneri, fisici, ma anche matematici. Tra tutti spicca il nome di Alan Turing, oggi considerato uno dei padri del computer e sicuramente un anticipatore delle teorie e dei lavori alla base dell'intelligenza artificiale e delle reti neurali.
Nato il 23 giugno del 1912, Turing rappresenta, in un certo senso, un doppio smacco per la Germania di Hitler, considerando che lavorò e sconfisse la macchina Enigma, che tante vittorie sembrava dover dare ai tedeschi, ma soprattutto apparteneva a una delle tipologie di persone perseguitate dal suo regime: gli omosessuali.
Oggi, forse, in molti prenderebbero il computer e lo getterebbero dalla finestra, o magari si rifiuterebbero di usarlo o più semplicemente inizierebbero a negare il valore e il merito di Turing nella storia del computer e dell'intelligenza artificiale, eppure la dedizione del matematico britannico nello studio della logica applicata alle macchine per la creazione di una intelligenza artificiale che fosse paragonabile a quella umana è assodato per tutta la comunità scientifica. E il libro di David Leavitt è un percorso attraverso i suoi articoli, il suo lavoro sull'Enigma, i suoi molteplici interessi, estremamente rigoroso e preciso, a volte anche molto tecnico, ma che si riesce comunque a seguire, considerando quanto ostica è la materia di cui si è occupato Turing per la maggior parte della sua carriera scientifica.
Il primo articolo importante di Turing è il suo contributo alla demolizione dell'apparentemente solido impianto matematico del secolo che lo ha preceduto. Ricordate che Hilbert, quando propose i suoi problemi al congresso di Parigi del 1900, sperava che ognuno dei 23 quesiti potesse essere positivamente risolto. In particolare sperava che, alla fine, la matematica si dimostrasse completa, coerente e decidibile.
Il primo colpo a questo impianto fu dato da Kurt Gödel, che fece cadere la completezza e la coerenza con la pubblicazione nel 1931 di Sulle proposizioni formalmente indecidibili di Principia Mathematica e dei sistemi correlati, cui seguì il crollo della decidibilità proprio grazie a Turing.
Nel 1937 Alan riuscì a pubblicare On conputable numbers, with application to the Entscheidungsproblem, nel quale proggettò una macchina universale, descrivendone logicamente e coerentemente il funzionamento e quindi la utilizzò per realizzare una dimostrazione semplice dell'indecidibilità della matematica. Tra l'altro è proprio con lo stesso spirito che Turing cercò di dimostrare la falsità dell'Ipotesi di Riemann quando si accinse a costruire una macchina in grado di calcolare gli zeri della zeta di Riemann.
Il progetto non venne portato a termine, pur se il suo lavoro fu una guida importante per studi successivi, come del resto buona parte delle sue ricerche, che non gli hanno dato grandi soddisfazioni in vita (spesso divisa tra la lotta in favore delle macchine e quella in favore dei propri diritti al di là della sua omosessualità), ma che lo faranno ricordare come importante per la scienza e lo sviluppo del computer.

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