Titolo:
Eureka
Autore: Edgar Allan Poe
Edizione: Bompiani
Il 3 febbraio del 1848,
Edgar Allan Poe tenne, presso la
Society Library di New York, una conferenza dal titolo Universo. Da questa trasse un testo dal titolo
Eureka. Un poema in prosa, dedicato ad
Alexander von Humboldt.
Dopo un inizio tra il fantascientifico e il filosofico, Poe inizia con un lungo discorso di carattere logico dove, a partire dalla legge di gravitazione di Newton, che non mette in discussione, inizia a proporre una sua idea sulle origini dell'universo, passando poi alla discussione e descrizione della cosmogonia nebulare di
Simon Laplace, ovvero la teoria sulla formazione del nostro Sistema Solare a partire da una nebulosa in rotazione formulata per la prima volta dal fisico e matematico francese. Quest'ultimo, ovviamente, realizzò una teoria scientifica rigorosa, con risultati matematicamente e sperimentalmente (attraverso le osservazioni) verificabili nel trattato
Exposition du systeme du monde. Poe, invece, dopo la descrizione della teoria, prova ad utilizzare il semplice ragionamento logico per trarre le sue conclusioni.
La sensazione è che alla fine produca un testo più filosofico, che di carattere divulgativo-scientifico, in cui cerca di elevare il pensiero e le congetture logiche davanti sia all'esperimento sia ai modelli matematici, che pure tiene in gran conto. Al di là di queste considerazioni, comunque, lo scritto di Poe, che nell'edizione
Bompiani curata e tradotta (non sempre efficacemente, devo personalmente dire) da
Paolo Guglielmoni, è interessante perché presenta idee e spunti del suo tempo, che poi ritorneranno nelle scoperte della fisica del secolo successivo, con l'indubbio vantaggio, in questa occasione, di avere una solida base matematica.
Una delle idee più interessanti è, però, di
Blaise Pascal, che riferendosi all'universo, disse (la citazione, però, è tratta dall'edizione Bompiani di
Eureka):
E' una sfera il cui centro è ovunque, la circonferenza in nessun luogo